Villa Smeraldi - Bentivoglio e dintorni

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Più che la storia dell'edificio in se stesso, di grande interesse è la storia delle famiglie che hanno posseduto la Villa che oggi porta il nome dell'ultimo proprietario.
La Famiglia Zambeccari e Zucchini ed  infine Smeraldi vivono vicende spesso avventurose e straordinarie , a questo proposito consigliamo di leggere le loro biografie nella sezione "storia" del sito del Museo della Civiltà Contadina .
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Il primo nucleo di questa residenza signorile di campagna, in passato denominata "casino" o palazzo, si può far risalire al secolo XVIII, quando - nel 1783 - tra le proprietà dei Conti Zambeccari compariva un fondo agricolo denominato, appunto, "del Palazzo". Nel 1812 l'abitazione padronale, alla quale era annessa la casa del fattore, aveva al piano terreno un'ampia loggia d'entrata, 3 vani e uno spazio a cantina nella parte nord, mentre il piano superiore era composto da 10 vani. Due anni dopo venne ampliata sia al piano terreno che a quello superiore, con nuovi spazi in parte destinati ad uso abitativo, in parte a granai. A granaio era stato adibito anche il sottotetto. Nella seconda metà del secolo XIX, su iniziativa del Conte Gaetano Zucchini e, dopo la sua morte nel 1882, del figlio Antonio la villa venne ulteriormente ingrandita fino alle dimensioni attuali, con l'impianto del parco circostante.   

Fonte Informativa : Museo della Civiltà Contadina  

La presenza dei proprietari nella tenuta, la cui conduzione era affidata al fattore, e nel "casino" di villeggiatura era saltuaria; dal 1922 al 1942 Rigoberto Smeraldi ne fece invece la sua residenza principale, per seguire personalmente l'azienda agricola e il suo allevamento di trottatori purosangue. Durante il secondo conflitto mondiale la loggia al piano terreno e alcuni locali vennero affittati alla società telefonica Timo. La parte restante della villa fu quindi occupata da un comando tedesco e, dopo la sua partenza, da numerose famiglie di sfollati che vi rimasero anche nel dopoguerra. La villa oggi ospita le esposizioni temporanee del Museo al piano terreno e a quello superiore, dove è presente anche una sala convegni. Al terzo e quarto piano sono ubicati la direzione dell'Istituzione Villa Smeraldi, gli uffici amministrativi, l'archivio fotografico e la biblioteca.


Fonte Informativa :
Museo della Civiltà Contadina

Nella documentazione archivistica e catastale relativa alla proprietà Zambeccari, prima, e Zucchini, poi, non si trova traccia di questo edificio.
La sua costruzione è databile alla seconda metà del secolo XIX, quando erano stati effettuati i lavori di ampliamento della villa e di sistemazione del terreno circostante, iniziati dal Conte Gaetano Zucchini e completati dopo la sua morte dal figlio Antonio.
Nelle campagne bolognesi, in molte dimore signorili, era frequente la presenza di un manufatto a torretta per l'allevamento dei colombi,  a volte incorporato nell'edificio, più spesso isolato.
Sulle particolarità costruttive delle colombaie si erano soffermati nei loro trattati insigni agronomi come Pier Crescenzi (sec. XIV) e Vincenzo Tanara (sec. XVII).    


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 Museo della Civiltà Contadina

La Stalla fu forse costruita nel secolo XVIII con il primo nucleo dell'abitazione padronale.
Di una stalla per cavalli si ha notizia a partire dal 1803: una parte era riservata alle cavalcature dei Conti Zambeccari, il rimanente a quelle del fattore.
Secondo un inventario redatto nel 1814 l'edificio era dotato di portico e c'erano 7 poste per cavalli e 3 per buoi. Vi era anche una "bugaderia" con camino, mentre il pozzo - ancora oggi presente - era collocato all'esterno. La parte sovrastante era adibita a fienile.
Anche durante la proprietà dei Conti Zucchini vi trovavano posto le cavalcature padronali e fungeva anche da rimessa.
Dopo l'acquisto della tenuta, nel 1922, Rigoberto Smeraldi vi aveva ricavato i box per le fattrici e i puledri dell'allevamento di trottatori purosangue che aveva sede proprio nella villa.
Oggi viene utilizzato per le esposizioni permanenti del Museo: il ciclo del grano al piano terreno, il ciclo della canapa  al piano superiore.


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 Museo della Civiltà Contadina

La casa del Fattore
Il fattore era una figura indispensabile nella conduzione delle grandi tenute agricole della pianura bolognese, per cui era necessario che vi risiedesse.
Accanto alla residenza padronale degli Zambeccari fin dal 1806 è documentata la presenza dell'abitazione del fattore.
A metà del decennio successivo sappiamo che gli ambienti ad "uso fattorale" erano ubicati nella parte sud, rispetto al corpo centrale della villa, ed erano costituiti da una cucina, la stessa che oggi fa parte dei percorsi espositivi del Museo, e due vani. Ulteriori aggiunte a questa ala dell'edificio, fino a raggiungere le dimensioni attuali, furono probabilmente eseguite nella seconda metà del XIX secolo quando, per iniziativa del Conte Gaetano Zucchini e, dopo la sua morte nel 1882, del figlio Antonio, era stata ampliata la villa e sistemato il terreno circostante. Fatta salva la cucina, oggi l'ala sud della villa è utilizzata come abitazione del custode.

Fonte Informativa : Museo della Civiltà Contadina

Nella parte antistante l'edificio della villa vi sono diversi esemplari di ippocastano attorno alla ghiacciaia e alla colombaia, alberi di notevoli dimensioni che sembrano, purtroppo, essere prossimi al termine del loro ciclo di vita.
In quella retrostante, la più ampia, la vegetazione è costituita da svariati tipi di piante: alcune tipiche della nostra zona, altre, secondo le regole di progettazione del giardino "romantico", provenienti da realtà vegetazionali diverse.
Sul piccolo rilievo che cela la conserva è presente il gigàlo, mentre nell'altro, a ridosso del lago, la pervinca offre in primavera lo spettacolo della sua fioritura con un intricato tappeto vegetale cosparso di fiori.
Al centro del parco spiccano alberi di grandi dimensioni tra cui farnie, olmi, carpini bianchi e neri, lecci, maggiociondoli e un maestoso esemplare di cipresso calvo che si erge sulle rive del laghetto.


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Museo della Civiltà Contadina

Il laghetto, elemento caratteristico dei giardini "all'inglese", e il ponte che lo attraversa risalgono alla seconda metà del XIX secolo, epoca della sistemazione definitiva della villa e del parco circostante.
La montagnola-belvedere che sovrasta lo specchio d'acqua fu probabilmente eretta con il terreno proveniente dallo scavo.

Un sentiero permette di accedere alla sommità, sulla quale un tempo sorgeva una sorta di tempietto con alcuni reperti, forse di provenienza archeologica, di cui si è persa ogni traccia.


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Museo della Civiltà Contadina

Il ponte è decorato con quattro statue di buona fattura che un recente restauro ha permesso di datare tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo.  

Fonte Informativa : Museo della Civiltà Contadina



 
 
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